Regione Lombardia: Fondo Nasko. Sostegno alle donne che non rinunceranno alla gravidanza per motivi economici
Finalmente una bella notizia dalle istituzioni. Nasce il fondo Nasko attraverso cui la Regione Lombardia potrà dare sostegno alle donne che non rinunciano alla gravidanza, scegliendo di non abortire per ragioni economiche. A ciascuna mamma verranno erogati 250 euro mensili per 18 mesi, comprensivi anche dei mesi di gravidanza, per un totale di 4500 euro.
La Regione Lombardia inoltre mette a disposizione una serie di servizi integrati a sostegno della maternità, consulenza psicologica compresa. Le donne destinatarie di tale aiuto sono coloro che sarebbero spinte all'aborto per motivi economici e saranno segnalate dai Consultori e dai Centri di aiuto alla vita. Attualmente la maggioranza delle donne che decidono di interrompere la gravidanza lo fa per ragioni economiche. Oggi la linea di demarcazione non è perciò tanto fra "pro-life" e "pro-choice", fra sostenitori del diritto alla vita e diritto alla libera scelta. Oggi il principale tema del dibattito sociale è soprattutto se lo scegliere il ricorso all'aborto legale sia effettivamente una libera scelta oppure no. Se la donna decide di abortire per motivi economici, dove la mettiamo la tanto sbandierata autodeterminazione o "libera scelta"? I problemi economici si risolvono con provvedimenti economici, non con gli aborti! La libera scelta si palesa inoltre laddove vi siano valide e credibili alternative. Vengono offerte valide alternative? I consultori non possono ridursi ad essere distributori semi-automatici di interruzioni volontarie di gravidanza e contraccezione. La contraccezione stessa è oggi davvero una libera scelta per le famiglie? Oggi una famiglia è libera di avere tutti i figli che desidera o è limitata da ragioni economiche? Fare figli è solo un diritto per i ricchi? I poveri non hanno diritto a procreare? E' auspicabile che progetti simili a questo, di sostegno alla maternità e ad una natalità che è sempre più sotto zero, avviata dalla Regione Lombardia, perchè no, al di là di legittime differenze politiche, siano assunte anche dalla nostra Regione Emilia Romagna. Una volta il proletariato era colui che aveva nella prole numerosa la propria unica ricchezza, oggi al povero potrebbe essere tolto anche questo minimo diritto. Il povero di oggi perciò è da meno del proletario di ieri? Bene quindi a queste iniziative, meritorie, della Lombardia e l'auspicio che tale esempio possa contagiare le politiche sociali, familiari e sanitarie anche di altre regioni, compresa la nostra.
Cordiali saluti
Glauco Santi
glc.snt@libero.it
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