Vorrei fare alcune riflessioni sulle recenti "scintille" estive fra la Lega e la Chiesa. E' possibile fondare l'identità di un partito politico su un orincipio etnico-localistico? La Padania e i meridionali, la Padania e gli stranieri, e via dicendo. Certo, la difesa continua del tema identitario può avere un suo legittimo significato. Ma qual'è il contenuto di questa identità padana? Chi è, cioè, il Padano?
Non mi risulta che "il rito delle ampolline" sul fiume Po faccia parte delle radici culturali delle regioni lambite dal "Grande Fiume" di guareschiana memoria. Da duemila anni, infatti, il Nord Italia (come tutto il resto d'Italia e d'Europa) è permeato dalla tradizione cristiana, in particolar modo dalla Chiesa cattolica, unica "entità etnica sui generis" ad avere la legittimità di rivendicare una fortissima presenza radicata, senza soluzione di continuità storica, sul territorio lombardo, veneto o piemontese. Ora, la Lega va al "duello" con la Chiesa, ma, automaticamente, entra in "cortocircuito" proprio con quella identità cristiana che continua a ribadire di voler difendere dall'immigrazione da paesi islamici o di altre religioni. Il Nord Italia prima di essere, eventualmente, leghista, è di tradizione fortemente cattolica. La Lega ha bisogno del cattolicesimo se vuole rendere solida la propria identità e tradizione e non si ridicole "ampolline" o di vessilli celtici. Il principio di non-discriminazione, fondato sui diritti della persona umana, è non negoziabile per la Dottrina Sociale Cristiana. Dal confronto con la Chiesa la Lega ne uscirà o sconfitta o profondamente modificata nel proprio DNA. Dalle valli bergamasche o bresciane si andrà, di verde vestiti, una volta all'anno al comizio di Bossi, ma poi, tutte le settimane, le stesse persone andranno a Messa, in paese, dal proprio parroco.
Glauco Santi
Parma
27 agosto 2009