Il 26 marzo scorso il Senato della Repubblica Italiana approvò "Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento" e in questi giorni inizia l'iter alla Camera dei Deputati su questo stesso tema.
Dopo il dramma del caso della Signora Eluana Englaro è legittima una domanda: quale sarà, d'ora in poi, la sorte delle persone che finiscono nel cosiddetto "Stato Vegetativo"?
Al di là di quelle che potrebbero essere le diverse opinioni personali, voglio porre all'attenzione un articolo apparso recentemente su una importante rivista scientifica del settore. ("Diagnostic accuracy of the vegetative and minimally conscious state: Clinical consensus versus standardized neurobehavioral assessment", BMC Neurology 2009, 9:35, del 21.07.09, Schnakers, Vanhaudenhuyse,Giacino,Ventura,Boly,Moonen,Laureys).
In tale studio si afferma che il 40 per cento dei pazienti ritenuto in "Stato Vegetativo" erano in realtà in uno "Stato di Minima Coscienza" e che il 10 per cento dei pazienti ritenuti in "Stato di Minima Coscienza" erano ormai capaci di comunicare, anche se i loro medici non se ne erano accorti. Non si era cioè fatta una diagnosi accurata.
Il termine "Stato Vegetativo" non mi è mai piaciuto. Storicamente il definire una persona con un appellativo non-umano (come "vegetale" o "animale") é stato spesso la premessa per operazioni miranti alla sua soppressione. Cambiare il nome fa' sentire forse meno in colpa.
Facciamoci invece, per un attimo, prendere dal sano e laico dubbio di trovarci di fronte, non a uno "Stato Vegetale", ma a uno Stato di Coscienza, seppur Minima.
Non vegetali, ma persone.
Cordiali saluti.
Glauco Santi
Home » Parma City Blog » Stato vegetativo o di minima coscienza?