“Stato vegetativo”? Definizione sempre più inadeguata
Un uomo canadese di 39 anni, Routley Scott, nel 2000, in seguito a un incidente stradale subì una lesione encefalica molto grave da cui ne conseguì un cosiddetto “stato vegetativo”, il quale perdura oramai da ben 12 anni. L’èquipe del neuroscienziato Adrian Owen, del “Brain and Mind Institute”, University of Western Ontario, in Canada, ha dimostrato, attraverso una procedura che utilizza la tecnica della Risonanza Magnetica Funzionale, che il paziente in realtà rispondeva alle domande che gli venivano poste. Già nel settembre 2010 la rivista “Science” pubblicò uno studio realizzato dallo stesso Owen, insieme al belga Steven Laureys dell’Università di Liegi, dal titolo: “Detecting Awareness in the Vegetative State” (La ricerca della coscienza nello stato vegetativo) in cui sempre attraverso la Risonanza Magnetica Funzionale, in seguito a domande (come immaginare di giocare una partita a tennis) rivolte a una paziente in stato vegetativo, si osservò che il cervello reagiva in modo identico a quello di un soggetto sano. Nel 2010 lo studioso italiano Martin Monti e altri, con uno studio pubblicato sul New England Journal Of Medicine, dimostrò che in una minoranza di pazienti in stato vegetativo il cervello riesce fornire risposte affermative o negative in modo simile ai pazienti in stato di minima coscienza (“Willful Modulation of Brain Activity in Dusorders of Consciousness. New England Journal Of Medicine, February 18, 2010; 362: 579-589). Ormai si parla da qualche anno che ben il 40% delle diagnosi di “stato vegetativo” siano sbagliate trattandosi in realtà di situazioni in cui vi sia un seppur minimo livello di coscienza. Alle stesse conclusioni è pervenuta la riflessione e l’esperienza del professor Gian Luigi Gigli, uno dei più autorevoli neurologi italiani, che si battè fino all’ultimo per salvare la vita di Eluana Englaro. Nel 2008 la “European task force of vegetative state” propose di usare il termine “Sindrome di veglia aresponsiva” e di abbandonare quello di “stato vegetativo” rivelatosi sempre più inadeguato alla luce delle attuali acquisizioni scientifiche.
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